Sir Ernest Henry Shackleton
Edizioni Nuages, Milano 2011
Sir Ernest Henry Shackleton è disponibile presso presso l'editore.
Questo è il riassunto di un’impresa fallita. I seri Shackletonians possono esimersi dal leggerlo. Manca tutto: date precise, nomi, coordinate geografiche, le serate al Ritz, i canti, le risa e poi l’assurdità del fato, la fatica, la delusione, la paura, il gelo, i miracoli.
Ci sarà anche qualche ricordo personale di quelle latitudini, un viaggio all’acqua di rose compiuto da chi scrive tempo fa: nulla di coraggioso, per carità, ma almeno per dirvi che faccia ha Elephant Island o Grytviken o ancora la tomba del Comandante. E si finirà per ammettere che un successo tale, per un fallimento, merita quantomeno un posto in prima fila tra le grandi fatiche nella storia delle esplorazioni di ogni tempo.
L’anglo-irlandese Sir Ernest Henry Shackleton impersona senza dubbio meglio di altri la figura del magnifico perdente. CVO (Commander of the Royal Victorian Order), OBE (Officer of the British Empire), Kt (Knight Bachelor), è attraente, romantico sognatore di grandi imprese, smanioso e intraprendente. ...
Acquarelli di viaggio e suggestioni visive
a cura di Davide Dotti, Bologna 2009
Acquarelli di viaggio e suggestioni visive si può ordinare all'autore.
[...] E che dire del signor John Webber, acquarellista, che accompagnò nel Pacifico, sulla HMS Resolution, James Cook (il cui cognome ironicamente, divenne più tardi la ragione sociale del primo tour operator del mondo, Thomas Cook, anche se nessun grado di parentela li legava) con l’espresso compito di supplire alle inevitabili imperfezioni e manchevolezze del racconto scritto?
Anch’egli cercava l’immortalità, anche se un tipo di immortalità di qualità diversa (inferiore?) a quella del capitano Cook.
Il genere di fama immortale cui si aspirava (e cui si tende ancor oggi) era, con ogni evidenza, diversa a seconda dello sforzo dell’uomo che faceva l’impresa. L’immortalità di Cook è stata di qualità certamente diversa da quella di John Webber.
Ma non essendo io un Cook dentro, personalmente guardo con ammirazione anche all’opera del signor Webber.
Nel piccolo mondo del turista che viaggia da solo mi sono industriato di viverci bene facendo il signor Webber di me stesso. Una strana e normale coppia: il me stesso vorrebbe starsene in studio indisturbato, al sicuro, tra pigmenti, carta e pennelli, l’altro, il Mr. Webber viaggiatore, freme in attesa di partire. Quando siamo in giro, uno lamenta le scomodità dello spostarsi, l’altro vuole vedere ancora quell’ultimo faro.
Il Mr. Webber viaggiatore non vuol capire che l’altro, il sottoscritto, è un uomo-isola, con quattro palmette per capelli, poca superficie visibile e raggiungibile solo da naufraghi pazienti.
Alla fine si torna stanchi ma scontenti. Il Webber artista esporrà le opere guadagnandosi anche qualche complimento mentre l’altro me stesso, il giorno del vernissage, questa volta davvero vorrebbe essere altrove, anche molto lontano.
Escursione alle Isole Eolie
Edizioni Nuages, Milano 2007
Escursione alle Isole Eolie è disponibile presso l'editore.
[...] E poi, tra tutti gli ospiti-autori delle Eolie, c'è finalmente, straripante e gargantuelico, Alexandre Dumas...
Ogni tanto è Porthos:
«La nostra escursione a Lisca Bianca ci aveva svegliato un feroce appetito; di conseguenza ordinammo a Giovanni di mettere in pentola i sei esemplari più grossi del gruppo, per il pranzo nostro e per quello dell'equipaggio; facemmo poi portare sei bottiglie di vino dalla cambusa, in modo che non mancasse nulla al nostro pasto.» (A. Dumas, Le capitaine Aréna).
O Aramis:
«Come vi chiamate?
- Alexandre Dumas
- Possedete un titolo?
- Mio nonno ha ricevuto da Luigi XIV il titolo di marchese e mio padre ha rifiutato da Napoleone quello di conte.» (A. Dumas, Le Corricolo).
Oppure D'Artagnan:
«Se il maresciallo Brune era stato mio padrino, il Re di Napoli era l'amico di mio padre. Da bambino ho tirato i favoriti di uno e i baffi dell'altro e più di una volta ho caracollato sulla sciabola del vincitore di Friburgo, in capo il cappello dalle piume scintillanti dell'eroe di Abukir.» (A. Dumas, Le capitaine Aréna).
[...] Dallo sbarco a Sumburgh, Shetland, al primo faro degli Stevenson, non occorrono che 15 minuti. Centinaia di puffins, gazze di mare e mugnaiacci sembrano falene intorno a una luce. Ma il faro è spento e i voli precisi.
L'autore di Ivanhoe, poeta, vicesceriffo del Selkirkshire, Cancelliere del Tribunale di Edimburgo, avvocato, editore, baronetto e signorotto di Abbotsford tiene un diario del viaggio che intitola Vacanze 1814 — Viaggio sul Lighthouse Yacht in Nuova Zembla e Dio sa dove.
Ecco cosa avrei voluto: andare per fari in compagnia di chi li ha progettati e magari di un vecchio trombone con un infinito repertorio di storie scozzesi... mi sono invece intrattenuto a lungo con molti uccelli marini dalle grandi ali e dai colori acquarello e con molti corvidi dagli occhi azzurro cenere.
Acquarelli di Viaggio
Edizioni Nuages, Milano 1999
Testi in italiano e inglese
Acquarelli di viaggio si può ordinare all'autore.
[...] Ma sono foto o "quadri"?
Solo acquarelli.
Sono il viaggio che si ricompie e con lui la descrizione del dettaglio, infatti non sono viaggi fantastici o invenzioni, e quello che ne viene fuori non è il "doppio" della realtà ma molti piccoli e grandi segni di colore, ciascuno investito di responsabilità informative, indelebili per quanto è in loro potere, intrisi di ricordi anche se diluiti con l'acqua.
L'acquarello, come una rotta, si muove costantemente, sente il vento, l'inclinazione della tavola, l'onda lunga o corta del pennello, le gocce, gli spruzzi. Sfugge e sbanda se non lo trattieni e affonda in un bicchier d'acqua se non lo rassereni con manovre calme ma decise e, in fretta, trasformando col pennello le falle in oblò chiusi.
Tierra del Fuego. Acuarelas
Eventi & Progetti, Vigliano Biellese 1995
Testi in italiano, inglese, spagnolo
Tierra del Fuego si può ordinare all'autore.
[...] Questa Terra del Fuoco, quest'isola, è stata posta ai confini del mondo, così questo essa fa: essere lontana. Non solo in miglia volate o navigate ma distante in miglia di tempo dai Tropici di Miller, dagli equatori abbronzati ed eccessivi, dalle passioni sudate e dai cuori spezzati. È persino lontana dai tanghi disperati di Buenos Aires.
[...] Una prima colazione tra schiocchi, il caffè è buono, o sibili, il caffè è troppo caldo, e c'è chi succhia, chi sorbisce, chi centellina, chi raccoglie lo zucchero sul fondo con accanimento da minatore, chi intinge croissants, tuffa brioches, inzuppa biscotti o immerge merendine prefabbricate e poi estrae, recupera, ripesca tra miracoli di fluidi, spruzzi e baffi di latte su labbra e cravatte e infine inghiotte e poi beve e poi sospira e poi ancora, l'italiano del mattino, maleducato in cibo non si sa se per via del tipico locale che frequenta o viceversa, cioè proprio causa prima della comparsa di luoghi simili.